Comunicato sindacale della segreterie nazionali Fim Fiom Uilm
Il
confronto tenutosi al ministero dell’Industria tra la Fiat e le organizzazioni
sindacali ha permesso di rendere evidente che le dichiarazioni rilasciate a
palazzo Chigi dal governo su possibili aperture da parte Fiat erano del tutto
infondate. L’azienda,
infatti, ha ribadito i numeri del piano: 8.100 esuberi erano e tanti restano. Non vi sono
cambiamenti, se non le vaghe promesse di modifica all’interno del progetto
presentato da Fiat che hanno il solo scopo di dividere i lavoratori con ipotesi
di maggior sfruttamento degli impianti; ipotesi che l’azienda vorrebbe
venissero accettate attraverso un peggioramento delle condizioni dei lavoratori,
a partire da Termini Imerese. Vengono
riconfermati la chiusura della produzione ad Arese, il ridimensionamento di
Mirafiori e la cassa integrazione a zero ore per tutti gli 8.100 dipendenti
annunciati. Pertanto noi
ribadiamo che: 1.
Il piano industriale presentato dalla Fiat non è accettabile perché
fondato sulla riduzione dell’occupazione e la chiusura di stabilimenti. E’
necessario costruire un nuovo piano industriale con adeguate risorse finanziarie
e nuovi assetti societari, e con un intervento diretto dello Stato finalizzato
al rilancio del settore dell’auto nel nostro paese. 2.
Siamo contrari alla fermata o chiusura degli stabilimenti di Arese e di
Termini Imerese che deve, invece, continuare l’attività produttiva sino
all’introduzione di nuovi modelli all’interno del ciclo lavorativo. L’unità
produttiva di Arese deve essere parte della società Alfa Romeo mantenendo e
rafforzando, con incentivi specifici, la funzione di ricerca, progettazione e
sperimentazione per i prototipi relativi ai nuovi modelli Alfa, alla missione
delle vetture “Vamia” e a quella dell’auto sportiva. 3.
La pesante riduzione produttiva che il piano prevede per Mirafiori e
Cassino è inaccettabile. 4.
Coerentemente alla scelta di mantenimento e rilancio del settore auto nel
nostro paese, vanno utilizzati strumenti che mantengono per i lavoratori il
rapporto con l’attività lavorativa. Per questo motivo, noi proponiamo
l’utilizzo dei contratti di solidarietà come istituto alternativo alla cigs a
zero ore e alla mobilità lunga. In questo modo, si può configurare un
intervento positivo da parte del governo per l’utilizzo di risorse pubbliche
finalizzate non ad accompagnare la riduzione dell’occupazione ma, viceversa,
assieme all’azienda, a contribuire a garantire il reddito ai lavoratori e alle
lavoratrici che, transitoriamente, sono soggetti ai contratti di solidarietà. A sostegno di questi obiettivi, e contro il piano industriale presentato dalla Fiat, le organizzazioni sindacali dichiarano un minimo di 6 ore di sciopero da realizzarsi nel gruppo Fiat entro il 5 dicembre 2002.
Segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm Roma, 28 novembre 2002 |